Paolo Praticò
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DISTURBI DELL'UMORE

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Il termine oggi viene utilizzato nel linguaggio comune per indicare una disposizione d’animo o un atteggiamento interiore. Può essere interessante ricordare come quest’impostazione derivi dall’antica teoria di Galeno che ipotizzava il temperamento (inteso come l’insieme delle caratteristiche specifiche d’una persona) dipendente da un miscuglio d’umori. Proponeva conseguentemente quattro temperamenti: collerico, sanguigno, flemmatico e melanconico. La sua speculazione si basava sull’impostazione ippocratica dei quattro umori fondamentali: sangue dal cuore, flemma dal cervello, bile bianca dal fegato, bile nera dalla milza.

Oggi, il livello d’approfondimento sia medico che psicologico impone delle declinazioni più precise, almeno del punto di vista diagnostico.

Per comprendere il significato del concetto “umore” è utile partire da alcune constatazioni di base. In medicina e in psicologia, l’umore è inteso come lo stato emozionale interno d’un individuo, ossia l’insieme delle disposizioni affettive e istintive che determinano il tono prevalente dell’attività psichica. Questo stato, peraltro caratterizzato da dinamismo, è in grado di condizionare la qualità e l’intensità dei vissuti dell’individuo, come anche le funzioni cognitive, comportamentali e volitive.

Deve essere sempre ricordato che l’umore d’un soggetto, anche in condizioni di sufficiente benessere complessivo (soddisfazione soggettiva e qualità della vita), presenta delle oscillazioni fisiologiche che dipendono da parametri psicobiologici, da stimoli provenienti dal mondo esterno o da contenuti del mondo interno.

Il tono dell’umore presenta ovviamente variazioni sia quantitative, sia qualitative. Non è possibile trattare il concetto d’umore senza ricordare che è strettamente collegato a quello di “emozioni".

Cosa sono i “disturbi dell’umore”?

Sono delle alterazioni del tono affettivo e del comportamento interpretabili come una risposta esagerata alle emozioni che si affrontano quotidianamente.

In ambito psicologico viene maggiormente dato l’accento allo stato globale dell’umore, esplorandolo e valutandolo secondo una bipolarità che scorre dall'umore depresso (definita anche depressione dolorosa) all’agitazione maniacale (euforia espansiva).

Qui di seguito viene esposta la classificazione dei disturbi dell'umore come riportato nel DSM 4-R:

Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (per almeno due settimane umore depresso o perdita di interesse, accompagnati da almeno altri quattro sintomi depressivi).

Il Disturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore depresso quasi ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore.

Il Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni depressive che non soddisfano i criteri per Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Distimico, Disturbo dell’Adattamento con Umore Depresso o Disturbo dell’Adattamento con Umore Depresso misto ad Ansia (o sintomi depressivi sui quali siano disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).

Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.

Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale.

Il Disturbo Ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di numerosi periodi con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l’Episodio Maniacale e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per l’Episodio Depressivo Maggiore.

Il Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni bipolari che non soddisfano i criteri per alcuno specifico Disturbo Bipolare definito in questa sezione (o i sintomi bipolari sui quali siano disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).

Il Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una condizione medica generale.

Il Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una droga, di abuso di un farmaco, di un altro trattamento somatico per la depressione o dell’esposizione ad una tossina.

Il Disturbo dell’Umore Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare quei disturbi con sintomi dell’umore che non soddisfano i criteri per alcun Disturbo dell’Umore specifico, e per i quali non sia possibile distinguere tra Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato e Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato (per es., agitazione acuta).


Epidemiologia dei disturbi dell’umore

I disturbi dell’umore possono assumere forme molteplici e, considerando la presenza di rilevanti fattori endogeni e una mancanza di serie storiche incisive, un’analisi epidemiologica ortodossa è difficile

Sono però evidenziabili alcune informazioni chiave. La depressione è uno dei più comuni disturbi psichici (circa 10% della popolazione adulta ha sofferto d’uno o più episodi di depressione maggiore nel corso della vita). Numerosi studi segnalano quanto il rischio di malattia sia più elevato nei familiari di pazienti depressi (1,5-3 volte in più). La distribuzione nei due sessi è condizionata dall’età: negli adulti e negli adolescenti il rapporto maschi:femmine è di 1:2; nei bambini il rapporto maschi:femmine è di 2:1

Se si considera il momento dell’esordio dei disturbi si nota che circa il 50% dei pazienti manifesta un disturbo depressivo prima di 40 anni, senza un definito disturbo di personalità premorboso.

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