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INSONNIA AMICA (parte seconda)

9/2/2016

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Continuiamo l'articolo dedicato ai disturbi del sonno parlando delle Parasonnie

Le Parasonnie sono disturbi caratterizzati da comportamenti anomali o da eventi fisiologici, che prevedono l’inusuale attivazione del sistema nervoso autonomo, del sistema motorio o dei processi cognitivi durante il sonno, specifici stadi del sonno o nei passaggi sonno-veglia. 

Le Parasonnie comprendono: 

a) il Disturbo da Incubi; 
b) il Disturbo da Terrore nel Sonno; 
c) il Disturbo da Sonnambulismo.  
​

Riportiamo di seguito le caratteristiche e i criteri diagnostici dei disturbi appena citati, che in nessun caso dipendono dalla presenza di un altro disturbo mentale (Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo d’Ansia Generalizzato, Delirium, ecc), o dagli effetti fisiopatologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale:

) Il Disturbo da Incubi si caratterizza per ripetuti risvegli dal periodo di sonno principale o da sonnellini con ricordo dettagliato di sogni prolungati ed estremamente terrifici, che di solito comportano una minaccia alla sopravvivenza, alla sicurezza o all’autostima. I risvegli si verificano generalmente durante la seconda metà del periodo di sonno; al risveglio dai sogni terrifici, la persona diventa rapidamente orientata e vigile. Tale disturbo riguarda principalmente i bambini tra i 3 e i 5 anni, anche se la stessa popolazione adulta riferisce in percentuale alta di avere occasionalmente degli incubi. Tuttavia, non è possibile stabilire la reale incidenza di tale disturbo;  


b) Il Disturbo da Terrore nel Sonno presenta: episodi ricorrenti di brusco risveglio dal sonno, che di solito si verifica durante il primo terzo del principale episodio del sonno, e insorge con grida di paura; terrore e segni di iperreattività del sistema nervoso autonomo, come tachicardia, tachipnea e sudorazione durante ciascun episodio; relativa mancanza di reattività agli sforzi degli altri di rassicurare la persona durante l’episodio; non viene ricordato in dettaglio alcun sogno, e c’è amnesia per l’episodio. Il disturbo è frequente nei bambini (dall’1 al 6%) ha un’incidenza familiare piuttosto alta e negli adulti è stimato intorno all’1%; 

c) Il Disturbo da Sonnambulismo manifesta: ripetuti episodi di allontanamento dal letto durante il sonno e di deambulazione nei dintorni, usualmente ricorrenti durante il primo terzo del principale episodio di sonno; durante il sonnambulismo, il soggetto ha un’espressione fissa, vuota, è relativamente non reattivo agli sforzi compiuti da altri per comunicare con lui, e può essere risvegliato solo con grande difficoltà; al risveglio (sia dall’episodio sonnambulico, che al mattino successivo), la persona presenta amnesia per l’episodio; dopo alcuni minuti dal risveglio dall’episodio sonnambulico, non vi è menomazione dell’attività mentale o del comportamento (benché vi possa essere inizialmente un breve periodo di confusione o disorientamento). Circa il 20% dei bambini ha avuto almeno un episodio di sonnambulismo, ma il Disturbo di Sonnambulismo è presente in una percentuale di gran lunga inferiore (tra l’1 e il 5%) e usualmente permane nel corso dell’età adulta, mentre è molto raro che gli episodi ricorrono per la prima volta in soggetti adulti. 

Affinché possa essere assegnata una buona terapia è importante compiere un’accurata diagnosi. Quest’ultima viene normalmente effettuata attraverso il monitoraggio di molteplici parametri elettrofisiologici durante il sonno. Si tratta della polisonnografia, che generalmente include la misurazione dell’attività EEG, elettroculografica, elettromiografica, ma anche il flusso d’aria orale e nasale, lo sforzo respiratorio, il movimento del torace o della parete addominale. Di contro, uno dei principali test diurno è il Test Ripetuto della Latenza del Sonno, nel quale si chiede al soggetto di resistere al sonno nello stato sdraiato in una stanza buia e sprovvista di stimolazioni. Oltre all’importanza di un corretto stile di vita e di particolari condotte (alimentazione, attività fisica, alcol, abitudini e stress, ambiente, stato emotivo, ecc), si sono rilevati utili sia la psicoterapia sia la farmacoterapia. Questi ultimi in modo particolare riducono notevolmente i disagi legati al cattivo riposo, anche se possono perseverare con effetti residui durante il giorno successivo. Le psicoterapie, nei loro diversi approcci, sembrano invece migliorare gli aspetti di condizionamento negativo legati alle difficoltà scaturite dallo specifico Disturbo del Sonno. In modo particolare, diversi studi, hanno dimostrato l’efficacia, per questo tipo di disturbi, di terapie comportamentali che adottano tecniche di rilassamento quali ad esempio mindfulness, training autogeno, rilassamento muscolare progressivo di Jacobson e tecniche ipnagogiche. 


Bibliografia

- AA.VV. , DSM IV, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, edizioni Masson; 

- Ezio Sanavio, Presentazione dell’edizione italiana di: Morin C.M., Espie C.A. (2004). “Insonnia. Guida alla valutazione e all'intervento psicologico”, 1ª ed. McGraw Hill; 

- Ford D.E. et al., (1989) “Epidemiologic studies of sleep disturbances and psychiatric disorders”. JAMA 1989; 262:1479; 

- Gabbard Glen O., Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina Editore.
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