![]() Ricordate Julio Velasco, l'allenatore argentino che praticamente ha vinto di tutto con la nazionale di pallavolo italiana? Bene, ora scopriremo cosa c'entra col mondo della psicologia... Tutto ebbe inizio a seguito di una memorabile conferenza stampa in cui l'allenatore argentino espose per la prima volta al grande pubblico “la cultura degli alibi”. “L’attaccante schiaccia fuori perché la palla non è alzata bene, ma la palla non è alzata bene perché chi riceve non lo fa nel migliore dei modi. Quest’ultimo, poverino, non può a sua volta scaricare la colpa sull’avversario che la batte troppo forte (oppure all'elettricista che ha puntato un faro in faccia...) ed è costretto, suo malgrado, a interrompere la catena di scarica barile che Velasco definisce cultura degli alibi. Con queste parole Julio Velasco ha voluto sottolineare l'inutilità e la dannosità di una pratica tanto comune. Dobbiamo infatti perdere la cattiva abitudine di trovare cause ai nostri problemi che siano “fuori di noi”. Nella misura in cui ci poniamo di fronte ad un problema, quando le cose non vanno in una direzione di nostro gradimento diventa facile attribuire la colpa ad altre persone, alla sfortuna o al destino. Il punto è che attribuendo solo colpe esterne tenderemo sempre ad assolvere noi stessi con il risultato di trovarci in uno stato di continua passività nei confronti degli eventi esterni (non è mai colpa mia, cosa posso farci?). Da un lato questo genere di comportamenti tendono a salvaguardare la nostra autostima -abbastanza labile-, dall'altra parte ci impedisce di andare ad operare sull'unico fattore che realmente potremmo cambiare: noi stessi!
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![]() A qualsiasi sportivo sarà capitato almeno una volta nella vita di dover una spiegazione ad una prestazione negativa o particolarmente sotto la media. Molto probabilmente le parole utilizzate in quelle circostanze saranno queste: “Non rendo in gara come in allenamento”, “ho perso la concentrazione”, “è un problema di testa”, “non ho retto l’emozione della gara”. La preparazione mentale, intesa come programma articolato di allenamento psicologico, è una componente essenziale per la preparazione globale di un atleta, dal neofita allo sportivo professionista. Come infatti è risaputo da chi lavora nell'ambiente sportivo, tra atleti di circa pari livello tecnico la componente mentale è il fattore in grado di fare la vera differenza durante le prestazioni. Proprio a seguito di questa acquisizione di consapevolezza, sempre più sportivi si avvicinano a percorsi di allentamento mentale o richiedono il supporto di uno psicologo per migliorare tratti quali concentrazione, fiducia nelle proprie capacità, gestione dell'ansia e dello stress. E diversamente da quanto si possa essere portati a pensare, questo tipo di supporto psicologico non è esclusiva di grandi campioni o persone particolarmente in vista ma sta diventando sempre più comune e trasversale tra i vari livelli di agonismo. Di Anna Sari, socia Associazione Psicologi del Benessere ![]() Nella pratica professionale (e spesso anche in altri contesti ;-) ), ho ricevuto richieste di aiuto in ambiti molto lontani dalla patologia, ma riguardanti problematiche che ci toccano indistintamente, come ad esempio la necessità di cambiare qualcosa nella propria vita, di trovare un nuovo lavoro, un amore che finisce, la ricerca di una maggiore conoscenza di sé. Nell’ampio ventaglio di teorie e modelli di intervento che la psicologia offre, ho trovato di grande utilità l’apporto della Psicologia Positiva, in cui si inserisce la cosiddetta Psicologia del Benessere. Tali approcci pongono le basi per degli interventi di consulenza psicologica mirata alla specifica tematica oggetto di interesse con una finalità di sviluppo delle risorse del cliente, che giunge, attraverso il lavoro su di sé, alla propria soluzione per oltrepassare l’ostacolo che si trova ad affrontare. |
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