Paolo Praticò
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Ma quanta fretta, dove corri...?

3/10/2014

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Ti capita mai la mattina, mentre vai al lavoro, di fermarti un attimo per assaporare l'aria frizzante che risale le narici, entra nel capo e si spande nel petto e poi scende fino al ventre? Ascolti mai la leggera pressione del sole che ti scalda e accarezza mentre fumi la tua sigaretta in pausa pranzo? E questo vento che coccola la chioma mentre aspetti il tram... l'hai mai ascoltato?

No vero?

“La bellezza sta negli occhi di chi guarda”, ma troppo spesso non abbiamo il tempo di guardare. O meglio, non ci prendiamo il tempo per guardare. La fretta di arrivare in ufficio, l'abitudine di ripercorrere lo stesso tragitto, gli impegni della giornata che si affollano nella testa ancora addormentata o già troppo stanca, sono tutti comportamenti acquisiti che ci rendono ciechi di fronte a ciò che ci circonda.

“Quando le porte della percezione si purificheranno tutte le cose appariranno come realmente sono, infinite”.

Questo suggestivo passaggio del poeta William Blake ci offre uno spunto di riflessione. Chiunque abbia letto qualcosa di questo autore avrà notato come egli riuscisse a trovare la bellezza in qualsiasi cosa, umana o disumana, reale...
immaginaria.

Ma come è possibile che alcune persone siano in contatto diretto con il sublime mentre altre rimangono indifferenti a tutto? La risposta si potrebbe celare dietro il passo sopra citato. Blake parla di porte della percezione purificate, ma come è possibile purificare queste porte? In cosa consiste questo “sporco” che le ostruisce? Probabilmente questo sporco è la presunzione di sapere già cosa sta succedendo come se avessimo a disposizione la totalità delle informazioni rispetto al tutto. Ogni volta che noi guardiamo un paesaggio, un edificio, un volto umano lo guardiamo “conoscendo già ciò che stiamo per guardare”. Questo approccio fa si che noi vediamo quello che già conosciamo escludendo la possibilità di approfondire ulteriormente, di gustare le piccole variazioni di colore che la superficie irregolare proietta, le varietà di verdi che intrecciandosi con la luce regalano un colore differente per ogni albero. Le rappresentazioni che abbiamo del mondo si fissano in noi nel corso dello sviluppo così succede che la percezione diventi un appendice della personalità. Chi è attratto dagli spazi osserverà il mondo in termini di volumi e forme, qualcuno è maggiormente attratto dai colori, chi dai suoni, dai movimenti.. Eloquente a tal proposito una famosa frase di Pablo Picasso : A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino. Ma cosa hanno i bambini più di Picasso (e tutti noi)? Guardano il mondo come se fosse la prima volta, non si aspettano di vedere qualcosa di specifico e sono aperti a tutto. Qualsiasi cosa è una scoperta, è magia che si disvela ai loro occhi.


Il segreto probabilmente sta in ciò che alcuni chiamano consapevolezza altri mindfuness, qualcuno contemplazione oppure meditazione. E non ci si riferisce a pratiche esoteriche che ti obbligano a mantenere particolari posizioni per delle ore. Si parla di rimanere in ascolto attivo, un contatto reale sia con il proprio mondo interiore che quello esteriore. Una volta domata - anche parzialmente – la mente si diventa più sensibili ad una vasta gamma di nuove sensazioni. Si ascolta maggiormente il proprio corpo, si percepiscono meglio le emozioni degli altri, ci si sente più vivi e completi. Questo accade perchè si libera parte delle nostre risorse attentive, limitate, e le si sposta dalla ruminazione del passato o del futuro al vivere il presente. E più ci si sintonizza con il presente più ci si rende conto della meraviglia del creato. Quando il pensiero non interferisce con il presente allora si è aperti alle esperienze più profonde. La coscienza è libera di penetrare le cose senza essere continuamente disturbata della futilità dei pensieri circolari. Non si sta dicendo che qualsiasi forma di pensiero sia “sbagliata” e quindi da eliminare ma è necessario ammettere che gran parte dei pensieri sono a) pensieri ricorsivi sempre uguali, b) questioni futili di cui già sappiamo cosa ne pensiamo ma che rievochiamo per il sollazzo personale, c) pensieri generati da qualsiasi stimolo esterno (che carina quella ragazza, desidero proprio quel telefono li etc...)., d) sogni ad occhi aperti. Quando non costretto dalla testa anche il corpo vive ad un livello differente rispetto a quello percepito durante la “normale esistenza”. Molto spesso il corpo viene dimenticato o addirittura maltrattato. Abbiamo fame e non mangiamo, abbiamo sonno e non dormiamo, vorremmo staccare la spina ma il lavoro, la casa e qualsiasi altro impegno ci tengono vincolati alla routine. Ma quando il controllo si interrompe notiamo che anche il corpo si anima. Lo sentiamo pieno di energie o ci sorprendiamo nel constatare come la nostra gamba tenga il tempo di una melodia non pervenuta a livello della coscienza..
Non è mai capitato di sentire una danza, aver voglia di lasciarsi andare e cominciare a ballare ma le condizioni non lo permettevano? Quanta energia si nasconde dentro il nostro corpo che aspetta solo di essere liberata.


Quanta fretta, ma dove corri? Ora puoi dire dove vai...!!

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